Turchese o turchina, per il suo colore azzurro o perché furono i Turchi a farcela apprezzare; ma più anticamente era chiamata kallalith, cioè “bella pietra”.
Turchese, la pietra fortunata
Gli Arabi la designavano col nome di fayruz o firuzay (pietra fortunata). Ambedue gli epiteti sono molto significativi riguardo le virtù della gemma. Anticamente era estratta dal Monte Sinai; Ebrei ed Egizi ne facevano largo uso: infatti era l’ottava pietra del razionale e si diceva che la più celebre miniera di turchesi sia stata messa in funzione da Isacco, figlio di Abramo, donde la denominazione di “Fossa di Isacco”.
Il turchese è la pietra che aiutò Buddha ad annientare il mostro; anche gli Indiani d’America ne adoravano le effigi dei loro dei, in particolare del dio della Pioggia che portava collane di turchese e corallo. Essi, e così gli Aztechi, connettevano questa gemma al Sole che cacciava dal cielo la Luna e le stelle mediante un serpente turchese.
Il nome del dio del Fuoco azteco, Xiuhtecuhtli, significa, alla lettera “Padrone del turchese”, mentre il dio della Guerra era Uitzilopochtli ovvero “Principe del turchese”. Nessuno si poteva adornare colla gemma sacra agli dei e impiegata solo a scopo rituale.
Nel Medioevo divenne talismano dei Cavalieri d’Oriente, perché si reputava preservasse dalle cadute da cavallo, dagli incidenti e perché si diceva simboleggiasse gli elevati pensieri, la grandezza d’animo, la speranza, il coraggio, il successo. E anche generosità, affetto, nobiltà e imprese rischiose. È emblema dell’apostolo Taddeo.
Che cosa è il turchese?
Il vero turchese orientale o di vecchia roccia è un fosfato idrato d’alluminio, ferro e rame. Cristallizza nel sistema triclino, ma è raro reperirlo in cristalli: si ritrova di solito in masserelle compatte o come riempimento di spaccature.
Il colore è, naturalmente, azzurro turchese, un azzurro pastello, tendente lievemente al verde, molto vivace: responsabili di questa splendida colorazione sono il rame e il ferro; esso tende però a sbiadire col tempo e a mutare tonalità al buio, apparendo più verde. La sudorazione danneggia facilmente la gemma, che deve perciò essere tratta con ammoniaca e gesso, oppure immersa in aceto o in sale ammoniaco.
La pulitura le regala un’interessante lucentezza cerea. È solubile in acido, riscaldata diviene bruna e vetrosa, colorando la fiamma di verde. Curioso è il comportamento di questa pietra sottoposta allo specchio ustorio: dapprima rotea su se stessa, poi si frantuma. Il turchese proviene oltre dalla Turchia, come lascia ben intendere il nome, anche da Iran, Egitto, Stati Uniti e Nuovo Messico. Il taglio è solitamente curvo; tipicamente orientale è invece quello piatto, talora completato dall’incisione di un versetto del Corano.
Credenze sul turchese
Sebbene azzurro come lo zaffiro e il lapislazzuli, il turchese possiede significati magici ben diversi. Dominato da Mercurio, Venere e Giove, influenza le questioni amorose, i viaggi, le ricchezze: un proverbio a questo proposito afferma che “la mano che porta un turchese non sarà mai povera“.
Come abbiamo visto è uno degli amuleti più adatti agli sposi e agli innamorati, rinnova le amicizie, smorza i dissidi, procura l’amore ai solitari, realizza i sogni più romantici. Adatto alle ragazze e alle giovani donne in quanto conserva la virtù e protegge dal malocchio: nell’antica Roma era la pietra specifica per il gentil sesso; nell’antica Grecia, al contrario era gemma pe uomini. La sua particolare funzione protettiva contro, cadute, veleni, assassini, la rese infatti cara a cavalieri, naviganti e viaggiatori.
Questa particolare relazione con cavalli e cavalieri è dovuta all’influenza di Giove (Sagittario): gli Inglesi consacrarono la pietra a S. Giorgio, il notissimo cavaliere che uccise il drago: Robert De Berquem (1600) afferma che se un uomo cade da cavallo portando al dito un turchese, si rialza incolume, mentre la pietra, accollatasi il male che sarebbe spettato al portatore, si spezza. Per ottenere gli stessi benefici, si può incastonare la gemma nelle briglie.
La gemma della protezione
Il De Boot afferma di aver sperimentato di persona questa virtù del turchese. Egli infatti aveva ricevuto in dono dal padre un turchese sbiadito e opaco, ma portandolo e godendo di buona salute, si avvide con stupore che il gioiello riguadagnava ogni giorno colore. dopo una caduta da cavallo che lo aveva lasciato illeso, egli notò che la gemma si era spezzata in due parti.
Continuando a portare il pezzo più grosso, ne ricevette per una seconda volta protezione. Maneggiando una leva si lesionò il costato, ma il dolore scomparve rapidamente, tanto che il mattino seguente si sentì completamente ristabilito; la pietra però si era di nuovo frantumata, assorbendo ciò che era destinato al portatore.
Credenze sul turchese
Il turchese protegge anche da incidenti connessi con l’acqua, i rettili, i veleni; conserva l’innocenza, dà benessere, pace e armonia. La bella gemma turchina è carica di sorprese: muta colore per avvisare circa i pericoli imminenti, la malattia, la morte, le variazioni atmosferiche. Subendo l’effetto delle vibrazioni del portatore, “muore” (sbiadisce) sui morenti. Rivela la fedeltà della donna addormentata, protegge il neonato così come il vegliardo dagli incantesimi, attenuandoli almeno, se non possono essere totalmente evitati.
In Russia veniva offerta, incastonata in argento, durante le nozze per proteggere la coppia e assicurare la prole. Apporta inoltre il coraggio necessario a ottenere vittorie in ogni campo. Esiste però una tradizione negativa, secondo la quale la pietra non è prodotta, come afferma la leggenda dai vapori del rame, ma dalle ossa dei morti per amore e porterebbe quindi sfortuna in campo affettivo.
Cosa ben strana per una gemma consacrata a Venere, il beneficio pianeta signore dei sentimenti. Gli Arabi consideravano il turchese ornamento della salute e ne adornavano anche i cavalli, oltre che la propria persona. Di più: i nomadi del deserto credevano che tenendolo stretto nella mano destra e fissandolo intensamente si sarebbero visti esaudire tutti i desideri di salute e forza fisica.
Come altre gemme azzurre e verdi, il turchese è pietra considerata risanatrice per la vista, sarebbe utile in particolare contro la cataratta, curerebbe inoltre i morsi di animali velenosi, le emicranie, la febbre, le malattie nervose, disturbi cardiaci e la malaria. Immerso in acqua poi somministrata al paziente, gioverebbe ai sofferenti di ritenzione urinaria. Plinio mette però in guardia di come la pietra possa essere contaminata da oli, balsami e vizio.
Il turchese deve essere portato sul dito indice; incidendovi il simbolo dell’Acquario (cosa peraltro assai facile, data la tenerezza della pietra), i mercanti guadagneranno il doppio; anche l’immagine di un uomo che guarda verso l’alto fa ben vendere e comprare.
Sinergie con i segni zodiacali
Ottimo talismano, montato in rame, per i venusiani del Toro e della Bilancia, ai quali apporta amore e affievolisce possibili sentimenti negativi. Le Bilance sono inoltre protette dal divorzio, dalla rottura di associazioni, dalle perdite di denaro e dalle speculazioni sbagliate.
Perfetta per i “centauri” del Sagittario, influenzati da Giove, che, essendo sportivi, possono rischiare fratture al femore: essi monteranno il turchese in argento o platino, proteggendosi così dagli incidenti di locomozione, intossicazioni, disturbi della vista e della psiche. Utile anche agli Arieti contro gli infortuni dovuti all’imprudenza.
I Gemelli della prima decade, dominati da Mercurio; quanto al segno, e da Giove, quanto al decano, favoriranno, con un turchese, amicizie, sessualità, riuscita; i Leoni, sempre della seconda decade (solari-gioviani), si cauteleranno da indiscrezioni e calunnie e otterranno amori stabili e fedeli. I Pesci della seconda decade, doppiamente influenzati da Giove, svilupperanno maggiore resistenza nei confronti dei cali energetici, delle duplicità e nelle prove della vita.
Il turchese è pietra dedicata a Dicembre e a chi è nato in questo mese porta successo e felicità; è quindi propizio anche ai Capricorni decembrini contro discordia, inganni, malinconia, ossessioni. I giorni più propizi per ornarsi con un turchese: mercoledì, giovedì e sabato; l’ora, la 5ª della notte, la 12ª del giorno e della notte (il tramonto e l’alba); afferma infatti il proverbio: “È buono quando la notte verdeggia e giorno turchineggia”, cioè nell’ora dell’incerta linea di confine fra il buio e la luce. In sogno è promessa di prosperità.
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