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Immagine del redattoreAntonio Cicala

Diamanti: curiosità, esoterismo, miti e leggende

Aggiornamento: 5 lug

Un diamante grezzo visto da vicino

Si può senz’altro definire il diamante come la gemma tra le gemme. E’ la pietra preziosa più ricercata e la più usata in gioielleria in tutte le parti del mondo. Ma oltre alle caratteristiche tecniche e commerciali, questa gemma ha suscitato fin dall’antichità la curiosità di saggi e curiosi, dando il via ad una serie di credenze e leggende incredibili.


Le origini del diamante

Il termine diamante deriva dal greco adamas (invincibile), e divenne in seguito adamant, demant e, infine, diamante. Riguardo all’etimologia del termine scrive Biringuccio (scienziato senese del 1480-1539): “Per fuoco la sua estrema durezza non si mollifica, nè con ferro alcun tagliar si può, talchè da ogni cosa creata è indomabile“. Gli Arabi lo chiamavano almas, gli Indù uira dal sanscrito vajra (fulmine o diamante) e gli attribuivano l’epiteto di “frammento d’eternità“.


Ricetta medievale per esser amati

Per essere amati, una “ricetta” medievale prescriveva di prendere un anello d’oro con diamante e portarlo per nove giorni e nove notti sul cuore a contatto con la pelle; il nono dì, all’alba, occorreva incidere nel metallo la parola Scheva e legare tre dei propri capelli a tre dell’amato, recitando “O corpo possa tu amarmi e che il tuo proposito riesca con lo stesso ardore del mio per virtù di Scheva“. Quindi bisogna legare i capelli all’anello e avviluppare il tutto in un pezzetto di seta: lo si porterà appeso al collo per altri sei giorni; nel settimo si libererà l’anello dai capelli e se ne farà dono alla persona amata.


I diamanti in India

In India molte leggende narrano le sue origini remote, ed il suo uso terapeutico e magico si perde lontano, al tempo degli antichi Ari del periodo dei “Veda“, presso i quali era ritenuto il più potente tra i gioielli.


Essi usavano polverizzarlo e cospargerne i neonati, perchè ottenessero protezione e futura fortuna. Ancora oggi il diamante è simbolo dell’India, emblema della realtà assoluta dell’essenza incorruttibile, materializzazione dell’energia del Linga (simbolo dell’Assoluto trascendente senza principio né fine) e della virilità.


Già Plinio e Tolomeo scrivevano dei fiumi diamantiferi dell’India; Marco Polo, nel suo diario di viaggio, racconta dei diamanti di Mutfili, l’odierna Masulipatam (città dell’India nord-orientale): qui la gemma si trovava solitamente al di fuori della roccia che l’aveva prodotta, anche all’aperto, mista a materiali ciottolosi e dendritici, in arenarie e conglomerati, nel prodotto di disfacimento di queste rocce e nei depositi fluviali.


Diamante grezzo nella pietra

I diamanti nella magia

Pregiatissimo, durissimo, trasparente com’è, il diamante non poteva restare indifferente alla fantasia popolare, che gli ha intessuto intorno una miriade di bellissimi miti e leggende. Ne esamineremo alcuni che ci possono erudire sugli impieghi magici della gemma e sulla sua, talvolta controversa, natura.


I Parsi (seguaci del Mazdeismo che nell’VIII secolo lasciarono la Persia per recarsi in India) raccontano che il diamante portato da Ahriman (il principio del Male, spirito malvagio nello Zoroastrismo) era segno del suo dominio sul mondo, dopo che il dio del Bene gli aveva abbandonato il potere. Ma al tempo della caduta di Ahriman, la gemma precipitò sulla terra e fu annessa ai gioielli della corona di Persia. Più tardi la pietra preziosa fu riunita al seme di Zarathushtra, in un lago dell’Afghanistan, dov’è perennemente custodita dagli angeli.


Similmente la tradizione biblica narra come i diamanti, usciti dalla mano dell’Onnipotente, dalla caduta degli angeli ribelli, si abbatterono sulle orde dei maledetti con un frastuono divino, come simbolo della punizione che giungeva dall’alto. Da allora, si dice, il demonio ebbe in odio tutti i diamanti perchè gli ricordavano della sua caduta.


Due diamanti fancy gialli

Un diamante per prevedere il futuro

Il diamante portato dal rabbino nelle tre grandi feste annuali, quando uscita dal Sancta Sanctorum, aiutava i fedeli a prevedere il futuro in modo infallibile: se il colore della pietra era bianco trasparente, lasciava presagire eventi favorevoli; se rosso, guerra imminente; se nero significava che Iddio esigeva il castigo dei colpevoli. Era inoltre una delle gemme che ornavano il pettorale  del Sommo Sacerdote di Israele; Abramo stesso ne portava uno al collo e, con la sua luce, guariva i malati che gli si avvicinavano.


Nelle regioni del Nord si racconta che il diamante fu creato dal Dio delle Miniere, polverizzando tutte le altre gemme e fondendole insieme; nell’antica Grecia, invece, era la ricompensa di Giove: simboleggiava ciò che il Dio offrì, in cambio di un servigio, a un giovane che gli chiese di poter restare per sempre immutato.


Secondo gli antichi cinesi, esisteva il “giardino delle pietre preziose“, dove si trovavano gli esemplari maschili (Yang) e altri femminili (Yin): quando le gemme in questo luogo nascevano accoppiate, e quando insieme venivano nutrite della rugiada celeste, da esse, come perfetta sintesi delle due polarità cosmiche, nella loro estrema potenza si generavano dei piccoli diamanti.


Un diamante grezzo in natura

La purificazione del diamante

L’ambivalenza di questa pietra è attestata dalla tradizione indiana che, considerandola nociva se non sottoposta a previa purificazione, prescriveva l’immersione del diamante nel succo di una solanacea e la successiva fumigagione nei vapori prodotti da sterco di vacca bruciato, per sette notti consecutive.


Ma era tanta la fama della malvagità della pietra, che si prestava una nevrotica attenzione affinchè neppure un minuscolo frammento della stessa penetrasse all’interno dell’organismo, per paura di morte improvvisa. Quest’idea della tossicità della gemma dipende, probabilmente, dalla credenza secondo la quale il diamante crescerebbe nella vola di velenose serpi; gli antichi Indù distinguevano un diamante “maturo” (Pakka) espulso dal serpente al momento debito, ed uno “acerbo” (Keccha), identificato col cristallo di rocca.


Talvolta anche la tradizione occidentale risente di questa connotazione negativa: il notissimo matematico medico e occultista Cardano lo considerava pietra porta-sfortuna e che “fiacca l’intelletto così come il sole, fissato a lungo, indebolisce la vista“. Tutti i diamanti più celebri hanno una storia più o meno segnata dalle sventure.


La storia di alcuni diamanti

Tutti i diamanti più celebri hanno una storia più o meno segnata dalle sventure. Il Koh-i Noor, ad esempio, ritenuto il più grosso diamante del mondo fino al ritrovamento del Cullinan) portava dolore e sangue ai suoi possessori e solo nelle mani della regina Vittoria diventava innocuo. Esso, narra la mitologia indiana nel Mahabhrata, fu portato da Karund, figlio del Dio del Sole.


In seguito, durante una sanguinosa battaglia, se ne impadronì il crudele sultano di Persia, vincitore del Gran Mogol, poi assassinato. Secondo altre versioni la gemma fu strappata al Mogol con l’inganno: avendo saputo da una schiava di corte che l’imperatore portava la preziosissima pietra nel turbante, lo Scià, con fare falsamente amichevole, gli propose, come offerta di pace, lo scambio dei copricapi. Egli consegnò così a Mogol, impossibilitato a rifiutarsi, il suo cappello, ricamato con più comuni perle. Koh-i Noor significherebbe “montagna di luce” oppure deriverebbe, per deformazione, da Kallum fondatore della dinastia Mogol.


Altro famoso diamante circondato da un’aura malefica fu l’Orlov, uno degli occhi della statua di Brahama, rubato da un soldato francese, falsamente convertitosi, entrato nottetempo nel tempio. In seguito, attraverso varie vicissitudini, divenne possesso del re di Persia, finchè, acquistato dal capitano di una nave, giunse in Europa, dove fu donato al dal principe Orlov a Caterina II.


Qui ornò lo scettro degli zar (come è possibile osservare nella foto) e una curiosa leggenda narra come fu proprio la gemma la causa della rovina dell’impero. Pare infatti che una delle principesse l’abbia segretamente usata come bottone, spezzando la superstiziosa proibizione di destinare la pietra a tale uso per non attrarre su di sè la sventura.


Il diamante Hope, bellissima gemma azzurra, anch’essa proveniente dall’India, è notissimo per le disgrazie che causò: appartenne a Montespan (la favorita di Luigi XIV), a Luigi XIV e a Maria Antonietta, tutti periti tragicamente. In seguito divenne proprietà di un gioielliere di Amsterdam, che fu derubato dal proprio figlio. Il sultano Abdul Amid, che lo comprò da questi, fu spodestato e l’ultimo possessore, quello che mise fine alla malvagia influenza del diamante, lo trascinò con sè nell’immensa tomba dell’oceano, durante il naufragio del Titanic.

Diamante blu contornato da diamanti bianchi
Il diamante "Hope"

Similmente il Diamante Blu finì in mare dopo aver seminato peste e morte violenta tra i suoi proprietari. La gemma Reggente fu trovata da un giovane schiavo addetto ai campi diamantiferi. Egli riuscì a nasconderla nei lembi di una ferita che si era procurato appositamente. Un marinaio, venutone a conoscenza, gli promise la fuga e quindi la libertà, in cambio della spartizione della preziosa pietra, ma una volta giunto a bordo, uccise il ragazzo, gli rubò il diamante e gettò il cadavere in mare.


Venduto e passato tra parecchie mani, il diamante giunse al tesoro della Corona di Francia. La maledizione non si fermò qui: fu nuovamente rubato e ritrovato molto tempo dopo in un fossato presso il viale delle Vedove a Parigi.


Il Sancy appartenne a Carlo il Temerario e fu rubato dalle sue spoglie sul campo di battaglia. Anch’esso fu proprietà, come il Reggente, del Tesoro della Corona di Francia, ma al contrario di questo non fu mai più rinvenuto.


Diamante reggente in un disegno

I tanti significati del diamante

Il diamante, a causa della sua trasparenza, era emblema di purezza, innocenza e virtù; veniva sempre associato, per la sua durezza, alla regalità e al potere. Nel linguaggio dei simboli significa affetto, fedeltà, cordialità, immutabilità. Il trono del Buddha era costruito di diamante, a significare spiritualità, ma anche amore, fortuna, coraggio. Rappresenta, nel simbolismo cattolico, la Chiesa di Cristo. Secondo la tradizione negativa esso può però indicare crudeltà, peccato, scelleratezza.


In Egitto questa splendida gemma era consacrata ad Osiride, in Grecia ad Apollo, fatto che la rendeva particolarmente giovevole all’occhio destro, direttamente collegato a questa divinità. Plinio chiamava il diamante nemico della calamità e svelava il segreto per spezzarlo: bastava immergerlo in sangue caldo di capro, nutrito con la pianta chiamata “erba della pietra”.


Anche l’alchimia confermò in seguito queste tesi: solo col sangue di becco o di leone si vinceva il diamante; si aggiungeva che esso veniva prodotto, per coagulazione, nella roccia a causa della bassa temperatura e che si trovava solo in mezzo all’oro. Ma queste affermazioni non vanno naturalmente prese alla lettera; il linguaggio alchemico è altamente simbolico.


La grande Scienza della Trasmutazione dei metalli e della Purificazione della natura umana, parla ai non addetti con parole comprensibili solo a chi ha intrapreso questo ermetico e difficile cammino. Grandissima è l’importanza occulta del diamante, che racchiude in sè la complessa simbologia del Bene e del Male; la pietra Billour, ad esempio, poteva essere portata solo dai Maestri di ordini esoterici: essa era dotata di virtù sovrannaturali, guariva tutti i mali, cambiava i metalli vili in nobili.


La sua luce non poteva esser sopportata da occhio umano senza schermo protettore; similmente la luce della Conoscenza non può esser mostrata a chi non è pronto a riceverla, se non opportunamente oscurata da particolari filtri: i simboli.


Diamante grezzo rosa su pietre

Alcuni poteri del diamante

Pietra preziosa per eccellenza, vero condensato di poteri magici, il diamante scioglie gli incantesimi, “rammorbidendosi” neutralizza il veleno, rinsavisce i pazzi e dissipa gli incubi, dona il dominio sulle bestie feroci. Rende il portatore ricco, amabile e protetto dall’invidia, favorisce la castità, impedisce la lussuria.


I nobili lo incastonavano nell’impugnatura della spada per esser preservati dai nemici; protegge le donne gravide, aiuta a vincere le cause legali. Essendo odiato dal demonio, lo tiene lontano e con esso spiriti e streghe (con il termine “demonio” si intende non il favoloso personaggio quasi carnevalesco del catechismo, ma la personificazione allegorica del Male); questa virtù gli deriva dalla nota durezza, scambiata dagli antichi per resistenza assoluta contro ogni elemento e quindi anche contro le oscure forze infere.


Il diamante sarebbe addirittura il fautore del cosiddetto “effetto boomerang”, ossia rigetterebbe specularmente le energie negative scatenate all’indirizzo di qualcuno, sull’operatore stesso. Come talismano d’amore  apporta fiducia e devozione ai coniugi, riconcilia le liti e consolida le unioni. Il diamante, quasi sempre il “brillante”, sospirato da molte ragazze, rappresenterebbe quindi qualcosa di più di un semplice capriccio.


Assicura inoltre aiuto nelle avversità e migliora l’intelletto. Secondo la tradizione Araba è in grado di rendere invisibili ed è apportatore di fortuna; protegge dalla folgore e può indurre la trance; si narra che le streghe spietatamente perseguitate dal fanatismo bigotto dei secoli passati si rendessero insensibili alla tortura e alle fiamme del rogo per mezzo della gemma.


Il diamante è insomma un catalizzatore potente di forze benefiche per un portatore onesto ed integro, che ne sia regolarmente entrato in possesso o, meglio ancora, lo abbia ricevuto in dono da una persona cara; ma se il possessore è malvagio, se si è impadronito della gemma con la frode e l’inganno o peggio, col sangue, esso si trasforma in un contrato di forze maligne e pericolose; anche se soltanto toccato da mani impure, afferma la tradizione, il diamante perde ogni virtù e può riacquistarla solo con il pentimento e la benedizione: ennesimo esempio, questo, di come religione e magia, sacro e occulto, convivano e spesso si fondano.


Si è già trattato delle inquietanti leggende sorte intorno ai diamanti “maledetti” più celebri: qualcuno ritiene che la pietra renda infelici e sia estremamente tossica; pare infatti che Paracelso, filosofo, alchimista, medico e mago., sia morto proprio per aver ingerito polvere di diamante. Già Biringuccio (1480-1539), considerato uno dei fondatori della mineralogia, scrive però che esso non è venefico, ma che “per contusione dello stomaco, del quale mai a ch’il piglia per la sua natura la gravezza staccar nol può e così corrompendolo il fora che quasi il medesimo farebbe il vetro macinato“.

Un antico anello romano con diamante
Un antico anello romano con diamante

Comunque la doppia natura benefica e malefica del diamante trova conferma nella considerazione che esso trarrebbe il suo potere dalla stella chiamata Testa della Medusa, influenzata da Giove (simbolo di pace, fortuna e serenità) e da Saturno (pianeta della privazione, della sfortuna, delle prove dolorose).

Nonostante la sua, talvolta triste, fama, il diamante veniva impiegato, polverizzato, dalla medicina magica, contro peste e veleno; se appeso al collo era considerato efficace contro la febbre, linfatismo, coliche e disturbi gastrici; preservava dall’epilessia i bambini cui era applicato fin dalla nascita; era considerato ottimo contro le piaghe infette e i disturbi urinari; era anche considerato depurativo e ricostituente del corpo e dello spirito.


Immergendo un diamante in acqua o vino e somministrandolo indi al paziente si guarivano apoplessia e itterizia. Il diamante doveva esser portato sulla parte sinistra del corpo, in particolare legato al braccio contro i nemici, incubi, veleno, oppure incastonato in un anello d’argento, o in una verga di ferro, per proteggersi dall’insonnia, dagli incantesimi e dai fantasmi; in ogni caso dovrà sempre rimanere a contatto con la pelle; tenuto in mano scaccia passione ed ira.


Altre curiosità sul diamante

Incidendovi l’immagine di una lepre si farà in modo che nessuno spirito malvagio possa nuocere al portatore. Il taglio più usuale è quello a brillante (in passato a rosa o stella).


Il diamante è influenzato, oltre che da Giove e da Saturno, anche da Marte e dalla Luna e secondo la tradizione indiana, dal Sole e da Venere. La pur lieve colorazione che la pietra può presentare funge da criterio differenziativo: l’influsso gioviano sarà presente nel diamante tendente all’azzurro, quello venusiano nella varietà debolmente verde, quello solare nella pietra giallo-chiara, mentre quello saturnino negli esemplari lievemente bruni o incolori.


La gemma si rivela propizia ai nativi della Bilancia o dell’Acquario, specie se il Sole si trova nei settori sesto, ottavo e dodicesimo: i primi saranno protetti dalla perdita di denaro, dalle speculazioni errate, dal divorzio e dalla rottura di associazioni, inoltre riporteranno vittoria nei processi e si libereranno dai disturbi renali incastonandolo in rame o in oro. I secondi saranno cautelati dalle ostilità che potranno turbarli fino al trentesimo anno.


Gli Acquari portatori di un diamante non dovranno più temere macchinazioni, incantesimi, contrasti e delusioni in amicizia e in amore. Gli Arieti proveranno, con un diamante, serenità nel matrimonio e, specialmente se appartenenti al secondo decano, saranno protetti dai contrasti e dalle lotte, uscendone sempre vincitori. Anche gli Scorpioni e chi ha Marte dignificato nel tema astrologico, trarranno vantaggio da questa gemma.


La tradizione Indiana lo raccomanda per i Tori e per chi abbia Ascendente in Pesci. E ancora, per i Saggittari del terzo decano (saturnini come decade e gioviani come segno); per i Leoni, montato in oro; per i Gemelli del terzo decano, influenza solare, che otterranno elevazione e svilupperanno indulgenza e coraggio.


Tendente al verde, anche se chiarissimo, sarà invece consigliabile ai Capricorni contro lo scoramento, la malinconia, il celibato, l’angoscia e le cadute, che affliggono questi figli di Saturno, essi lo porteranno principalmente in primavera. La varietà più pregiata, incolore come il ghiaccio, è invece la pietra più propizia per i mesi dell’inverno.


Il diamante porta fortuna a coloro che hanno visto la luce in Aprile ed in Agosto, il cui genio è Amaziel; anche le imprese compiute in questo periodo risulteranno particolarmente ben riuscite. I giorni dedicati al diamante sono il venerdì, il sabato e la domenica; l’ora, la quinta. Si addice agli uomini chiamati Ettore o Beniamino, e alle donne che rispondono al nome di Sara (in ebraico principessa) e, ovviamente, di Gemma di cui la pietra è la più eccelsa rappresentante. In sogno annuncia successo.


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